Imprese sempre più esposte, ma ancora senza un vero piano di crisi. È il momento dell’AI per invertire la rotta e Sied può dare un grande contributo
- Paolo Rappoccio
- 6 giorni fa
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L’ultima edizione dell’Osservatorio Security Risk conferma ciò che da tempo il mondo produttivo percepisce con crescente inquietudine. Le imprese italiane sono più esposte che mai a minacce fisiche, digitali e operative. Gli attacchi aumentano, la complessità della supply chain si amplifica e i danni potenziali crescono in maniera significativa.
Eppure, di fronte a uno scenario tanto evidente, la preparazione aziendale resta sorprendentemente fragile. Sei aziende su dieci non dispongono ancora di un piano personalizzato di crisis management. In molte realtà del mid-market la gestione degli incidenti avviene ancora “all’occorrenza”, senza una visione strutturata e senza protocolli predefiniti.
Il divario con le grandi imprese è netto. Le realtà che superano i 10 miliardi di fatturato hanno ridotto in un solo anno l’impatto economico potenziale di un attacco di oltre il 50%. Le aziende medie, al contrario, vedono salire la stima dei danni legati a un incidente sulla supply chain oltre i 9 milioni di euro, contro i meno di 6 dello scorso anno. È una fotografia impietosa, ma realistica: chi ha investito in innovazione, sicurezza e governance oggi controlla il rischio, chi non lo ha fatto è costretto a inseguire le emergenze.
In questo quadro, l’intelligenza artificiale rappresenta la leva più potente per invertire la rotta. L’AI permette di individuare anomalie prima che diventino incidenti, di monitorare i processi critici senza sosta, di automatizzare le risposte in caso di blocchi operativi e di ridurre drasticamente i tempi di latenza tra il problema e la soluzione. Senza questi strumenti, le imprese sono cieche di fronte a minacce troppo rapide per essere gestite manualmente. La sicurezza non è più un ambito da presidiare con qualche firewall o con procedure cartacee: richiede visione strategica, infrastrutture moderne e tecnologie capaci di lavorare in anticipo invece che in emergenza.

L’Italia, e ancor più regioni come la Calabria, si trovano davanti a un bivio. Da un lato c’è un tessuto produttivo vivace ma ancora poco digitalizzato, spesso frenato da limiti infrastrutturali e da investimenti rimandati. Dall’altro ci sono tecnologie finalmente accessibili, come il cloud scalabile e l’intelligenza artificiale applicata ai processi, che permettono anche alle piccole e medie imprese di dotarsi di strumenti un tempo riservati ai colossi industriali.
È in questa frattura tra potenzialità e ritardo che si colloca il lavoro di SIED IT. La missione dell’azienda è semplice nella formulazione e profonda nell’impatto: portare l’innovazione tecnologica dentro i processi reali delle imprese, trasformandola in crescita misurabile e in protezione concreta. SIED aiuta le organizzazioni a modernizzare le infrastrutture, a integrare soluzioni di AI generativa e predittiva, a costruire piani di continuità operativa, a ottimizzare i flussi interni eliminando sprechi e fragilità. È un’azione quotidiana, capillare, realizzata insieme a partner nazionali e internazionali, ma con un’attenzione particolare al territorio e alle sue esigenze specifiche.
La gestione del rischio deve diventare un elemento identitario dell’impresa che vuole competere. E la tecnologia è l’unico strumento capace di contenere minacce che crescono più velocemente delle risposte tradizionali. Cloud, intelligenza artificiale e governance integrata rappresentano la nuova infrastruttura della sicurezza e dell’efficienza.
La domanda che ogni azienda dovrebbe porsi non è più “quando investire” o “quanto investire”, ma “quanto possiamo permetterci di aspettare”. Per molte imprese la risposta è già sotto gli occhi di tutti: non c’è più tempo da perdere.




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